Ho scelto questa parafrasi che rimanda al celebre The way we were che fece sognare molti giovani negli anni 70, per ricordare com'era il ragazzo Piero che nel 65 si era iscritto ad uno dei più prestigiosi Licei della città, lui che di matematica ne masticava poca. Era uscito dalla media Pascoli con un giudizio generico che recitava: "Studente volenteroso, diligente, può accedere ad un qualsiasi percorso di studi dal Liceo agli Istituti tecnici" La scelta del Galileo Ferraris era stata dettata dall'amicizia intrecciatasi con Maggiora, Neri e Riva che avevano già deciso a quale scuola iscriversi.
Piero e lo sport.Aveva iniziato a frequentare la palestra di via Braccini e a disputare partite di campionato negli allievi di pallavolo del CUS Torino. Questo in seguito ad un reclutamento avvenuto nell'ora di ginnastica in cui un dirigente allenatore della società cittadina aveva spiegato cos'era la pallavolo e come era possibile accedere a questo sport. Per tutta la durata del liceo frequentò quindi palestre e campi da gioco: la pallavolo torinese in quei primi anni di sviluppo non era ancora assistita dai grandi sponsor per cui non erano richiesti grandi traguardi. Ci si divertiva e basta.
Piero e il vestire. Già allora non amava camicie e cravatte, il concetto di eleganza non l'aveva mai sfiorato per cui l'idea, per esempio, di interessare una ragazza o di far colpo con un indumento gli era del tutto sconosciuta. In realtà era sua madre che comperava nei negozi di quartiere maglie, magliette e scarpe. Lui non discuteva mai le scelte, indossava e via. Piero e lo studio. Il rapporto con le materie scientifiche non fu mai sereno anche se un certo successo l'ottenne al secondo anno (o era il primo?) con un 9 in geografia. Aveva studiato sulla cartina muta dell'atlante una trentina di città della Finlandia e le sapeva indicare senza errore una dopo l'altra. Per le nozioni futili aveva sempre avuto una certa propensione. Anche se non era uno "studioso" appassionato aveva ben chiaro in mente un concetto. Era lì per studiare. Aveva alle spalle un padre non più giovane che per mantenerlo agli studi aveva posticipato il pensionamento. Con gli anni prese le misure al sitema scolastico e a questo punto tirò un respiro di sollievo, allentando la tensione e la paura del possibile insuccesso. Il Griffa si era dileguato, la burbera Gugliotta pure. Nei primi anni di liceo il mondo femminile fu osservato di lontano, con simpatie non manifestate e batticuori silenziosi senza mai intrusioni. Non sapeva bene come iniziare.
Piero e lo sport.Aveva iniziato a frequentare la palestra di via Braccini e a disputare partite di campionato negli allievi di pallavolo del CUS Torino. Questo in seguito ad un reclutamento avvenuto nell'ora di ginnastica in cui un dirigente allenatore della società cittadina aveva spiegato cos'era la pallavolo e come era possibile accedere a questo sport. Per tutta la durata del liceo frequentò quindi palestre e campi da gioco: la pallavolo torinese in quei primi anni di sviluppo non era ancora assistita dai grandi sponsor per cui non erano richiesti grandi traguardi. Ci si divertiva e basta.
Piero e il vestire. Già allora non amava camicie e cravatte, il concetto di eleganza non l'aveva mai sfiorato per cui l'idea, per esempio, di interessare una ragazza o di far colpo con un indumento gli era del tutto sconosciuta. In realtà era sua madre che comperava nei negozi di quartiere maglie, magliette e scarpe. Lui non discuteva mai le scelte, indossava e via. Piero e lo studio. Il rapporto con le materie scientifiche non fu mai sereno anche se un certo successo l'ottenne al secondo anno (o era il primo?) con un 9 in geografia. Aveva studiato sulla cartina muta dell'atlante una trentina di città della Finlandia e le sapeva indicare senza errore una dopo l'altra. Per le nozioni futili aveva sempre avuto una certa propensione. Anche se non era uno "studioso" appassionato aveva ben chiaro in mente un concetto. Era lì per studiare. Aveva alle spalle un padre non più giovane che per mantenerlo agli studi aveva posticipato il pensionamento. Con gli anni prese le misure al sitema scolastico e a questo punto tirò un respiro di sollievo, allentando la tensione e la paura del possibile insuccesso. Il Griffa si era dileguato, la burbera Gugliotta pure. Nei primi anni di liceo il mondo femminile fu osservato di lontano, con simpatie non manifestate e batticuori silenziosi senza mai intrusioni. Non sapeva bene come iniziare.
La scoperta al secondo anno di Proust e della sua Recherche gli aprì un mondo: attraverso l'analisi sottile e protratta dei sentimenti amorosi e del ricordo, assi portanti del lunghissimo romanzo cominciò a capire che l'amore era una faccenda assai più complicata del previsto. Seguirono giorni e mesi di appassionata lettura. La cartolina di Neri qui sopra è testimonianza del fatto che questa passione era conosciuta e incoraggiata...... Riccardo parla di una prenotazione della Walkiria... chissà cosa voleva dire....
[continua?]
Riccardo (Neri)
Non ho neanch'io la più pallida di che cosa fosse la prenotazione per la Walchiria. In quegli anni scoprivo Wagner (oltre a Proust, che però imparai ad apprezzare più avanti), ma non andai a vedere/sentire la Walchiria. Forse Franco Bagagli, grande wagneriano già allora, può darci qualche lume.
Efisio mi fece sentire l'ouverture del Tannhauser e io decisi di comprarmi il Tannhauser, scoprendo solo in negozio che era un'intera opera (al di fuori della portata delle mie tasche) e non il 45 giri che Efisio mi aveva fatto sentire.
Piero.
Si, anche a me è capitata un'esperienza analoga e similmente con Wagner. Innamorato dell'anello del Nibelungo (Gotterdamerung ecc) pensai di comperarmi i brani del 33 giri che avevo ereditato da mia sorella.... Scoprii con raccapriccio in seguito che l'opera, ancorchè lunghissima, è per gran parte cantata (in tedesco) e le voci acute non suscitavano più in me quel languore provato per Sigfrido e il Crepuscolo degli Dei.....
Non ho neanch'io la più pallida di che cosa fosse la prenotazione per la Walchiria. In quegli anni scoprivo Wagner (oltre a Proust, che però imparai ad apprezzare più avanti), ma non andai a vedere/sentire la Walchiria. Forse Franco Bagagli, grande wagneriano già allora, può darci qualche lume.
RispondiEliminaEfisio mi fece sentire l'ouverture del Tannhauser e io decisi di comprarmi il Tannhauser, scoprendo solo in negozio che era un'intera opera (al di fuori della portata delle mie tasche) e non il 45 giri che Efisio mi aveva fatto sentire.