E' stata una sorpresa grande scoprire che la storia del Galileo Ferraris è fatta anche di episodi dolorosi e drammatici accaduti, sia dentro le sue mura che fuori. Non ricordavo nulla di queste tristi vicende se non la morte del preside. Dell'episodio qui sotto, Ennio Prudenza ebbe la sfortuna di essere testimone. Fu aprendo casualmente la finestra dell'aula al terzo piano che vide la ragazza nell'atto di precipitare nel vuoto. Un ricordo che ancora oggi, a distanza di tanti anni, lo turba.
Riccardo (Neri):
Di tutti questi fatti tragici non conservo il minimo ricordo. Dovevo aver saputo della morte del preside: dopo aver letto il testo qualche cosa si è risvegliato in qualche angolo oscuro del cervello. Ma di tutti gli altri, niente. Mi colpisce soprattutto non ricordare nulla del suicidio, ma forse non se n'era parlato.
Venerdì 7 Maggio 1965 LA STAMPA
Una inesplicabile tragedia al "Galileo Ferraris"
Una studentessa di 15
anni si getta dalla finestra del liceo: morente
Graziosa, intelligente, amata dalla famiglia - Ma prima di
compiere il gesto disperato ha lasciato scritto: « La morte è amica mia, sono
circondata da un doppio filo spinato » - Sembra che già altre volte avesse
tentato il suicidio
Una studentessa di 15 anni è in condizioni gravissime
all'ospedale Maria Vittoria. Ha tentato il suicidio lanciandosi da una finestra
del liceo scientifico Galileo Ferraris di via Montevecchio 67, dove frequenta
il primo corso nella classe A. Protagonista dello sconcertante dramma (non
pubblichiamo il nome perché si tratta di una minorenne) è una graziosa ragazza
che abita con i genitori e un fratello dodicenne in via San Paolo, una casetta
a due piani: uno degli alloggi o occupato dalla famiglia della sventurata,
l'altro da quella di uno zio. Il padre è impiegato in una grande industria. Sia
lui che la moglie hanno sempre circondato di tenerezza e di premure la
primogenita; il gesto disperato non può essere quindi attribuito a contrasti o
incomprensioni. L'unica possibile spiegazione bisogna cercarla in uno
squilibrio psichico della ragazza, in parte dovuto ai turbamenti
dell'adolescenza e in parte al suo temperamento ipersensibile e melanconico.
Superate brillantemente le medie presso l'istituto Maria Mazzarello di via Cumiana,
la ragazza si era iscritta nell'ottobre scorso al Liceo scientifico Galileo
Ferraris. Il passaggio da un tipo di scuola non ancora impegnativo, in un
ambiente quasi familiare, come lo sono in genere gli istituti parificati, a
quello, più dinamico e congestionato, del liceo, aveva avuto qualche strascico
nel suo carattere introverso e incline alla tristezza. Nel primo trimestre, la
sua pagella recava alcune insufficienze. Una logica parentesi di
acclimatazione, tant'è vero che nel secondo trimestre aveva ottenuto la media
del 7, pur non essendo di natura sgobbona. Dice la sua professoressa di Lettere,
signora Enrica Volante: «E' una ragazza molto intelligente, che apprende con
facilità. Poco comunicativa, ma senza legittimare il sospetto che le sue
anomalie fossero tanto gravi da spingerla all'atto disperato. Circa un mese fa avevo
convocato la madre, consigliandola di affidarla ad uno specialista di malattie
nervose. La vedevo strana, notavo in lei repentini sbalzi dall'allegria
all'abulia ». Che qualcosa non funzionasse, nella psiche della giovane, lo
confermano episodi dì vario genere. A quanto risulta, già all'età di dieci anni
e ancora alla vigilia di Pasqua, avrebbe cercato d'uccidersi: una volta con
sostanze tossiche, l'altra tagliandosi i polsi con una lametta. Dieci giorni fa
aveva portato in classe una boccetta ricolma di polvere bianca. « Vedete —
aveva detto alle amiche — con questa potrei morire ». Alle compagne, confessava
spesso che di notte non riusciva a dormire. «Passo le ore — spiegava — pensando
a me stessa. Sono gli unici momenti in cui mi sento veramente felice, perché
non devo continuare a fingere ». Considerazioni strane, in una giovane
circondata dall'affetto e alla quale non mancava nulla.
Domenica 8 Maggio 1966 LA STAMPA
Tragico episodio al liceo Galileo Ferraris
Studente di 17 anni cade in palestra batte la testa, muore poche ore dopo La
disgrazia durante una partita di pallavolo - Il giovane, sportivo forte e
ardito, si è fratturato l'osso parietale - Figlio del reumatologo prof. Daneo -
I disperati tentativi dei medici non hanno potuto evitare la fine
Uno studente è morto dodici ore
dopo un infortunio che gli era accaduto nella palestra della scuola durante
l'ora di ginnastica. Si chiamava Giorgio
Daneo, aveva 17 anni, abitava in corso Matteotti 36. Il padre, prof. Vittorio,
è libero docente di reumatologia e cardiologia, aiuto del professor Robecchi;
anche la madre, dott.ssa Laura Sisto, è laureata in medicina. Avevano soltanto
questo figlio. Giorgio frequentava la IV B del liceo scientifico Galileo
Ferraris. Era uno degli allievi più brillanti e più popolari del suo corso. Un
bel ragazzo, irrobustito e reso intrepido dallo sport. Era soprattutto
appassionato di vela ed aveva partecipato a diverse competizioni. L'ultimo
successo l'aveva ottenuto due settimane fa a Como. Ieri mattina la sua classe
aveva l'ora di ginnastica alle 10. I ragazzi hanno incominciato con esercizi di
pallavolo. L'incidente è accaduto dopo cinque minuti di gioco. Giorgio ha
ricevuto la palla da un compagno ed è corso per lanciarla nel campo opposto, ma
sullo slancio è finito contro la rete, che l'ha respinto con forza. Il ragazzo
è caduto, ha battuto la nuca. Sono accorsi i compagni e l'insegnante. Sembrava
un incidente da poco, come ne accadono sovente in palestra e senza conseguenze.
Ma Giorgio non si muoveva, era molto pallido. Hanno cercato di rianimarlo, ma
ogni tentativo è stato inutile. E' stato avvertito il preside, che ha chiamato
un'ambulanza ed ha informato i genitori. Il ragazzo è stato trasportato al
Mauriziano, dove lo hanno raggiunto prima la madre poi il padre. Sono state
praticate diverse cure e, nel pomeriggio, Giorgio ha ripreso conoscenza. Subito
ha sorriso ai genitori per tranquillizzarli. Essi avevano vissuto cinque ore
d'ansia e d'angoscia, ma ora la loro paura sembrava passata. La madre
accarezzava la fronte sudata del figlio, gli diceva di non parlare, di stare
calmo, di riposare. A tarda sera Giorgio è stato colto da vomito. I genitori,
entrambi medici, hanno subito capito e sono stati ripresi dalla paura. Il padre
ha tastato il polso del figlio e lo ha sentito troppo debole. Poi le condizioni
del ragazzo sono precipitate. Giorgio non ha più potuto rispondere alle domande
dei genitori, i quali non si sono fatti illusioni. Restava soltanto la
speranza. Ma dopo un quarto d'ora, quando hanno visto aprirsi la porta della
camera operatoria, hanno capito che non c'era più nemmeno la speranza. Il loro
ragazzo era morto per la frattura del parietale e compressione cerebrale. Sono
entrati e sono rimasti parecchie ore accanto al figlio, immobili, senza una
parola.
LUNEDI' 28 NOVEMBRE 1966
Mi sono ricordato che in uno dei primi anni di Liceo ci fu l'episodio drammatico di una morte. Non ricordavo però di chi... Poco fa sono riuscito casualmente a risalire al fatto. Nel novembre del 1966 il preside Savio morì di infarto in montagna, mentre sciava. La notizia fu riportata su giornale cittadino con tanto di foto e accurata descrizione del decesso. Nella biblioteca posta a destra dell'atrio di ingresso, fu allestita la camera ardente con esposizione della salma. Fui tra quelli che si recarono a renderle omaggio. Non so se fu un atto spontaneo o un consiglio degli insegnanti.
Pochi giorni dopo, il 7 dicembre, un'altra disgrazia si abbatteva nelle tranquille aule del liceo. Due giovani del 5°anno morivano sui campi da sci del Monginevro travolti da una slavina. Di questo episodio però non ho conservato memoria
Pochi giorni dopo, il 7 dicembre, un'altra disgrazia si abbatteva nelle tranquille aule del liceo. Due giovani del 5°anno morivano sui campi da sci del Monginevro travolti da una slavina. Di questo episodio però non ho conservato memoria
Nel gennaio del 68 a morire di epatite virale fulminante è uno studente del secondo anno. Anche di questo espisodio non ricordo nulla..
http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,2/articleid,0112_02_1966_0271_0002_5586096/
http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,2/articleid,0118_01_1968_0049_0002_5158035/
E da ultimo, verso la fine del nostro terzo anno, un altro episodio drammatico, anche questo dimenticato
Di tutti questi fatti tragici non conservo il minimo ricordo. Dovevo aver saputo della morte del preside: dopo aver letto il testo qualche cosa si è risvegliato in qualche angolo oscuro del cervello. Ma di tutti gli altri, niente. Mi colpisce soprattutto non ricordare nulla del suicidio, ma forse non se n'era parlato.
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