Di lei non ho trovato traccia, nel mio costante girovagare in rete. Nulla di nulla, nè una memoria scritta di testi cui abbia collaborato, nè un necrologio, nè un luogo di sepoltura (perchè si anche questo fa parte del nostro voluto desiderio di "non conoscenza") . Mi son detto "E' un peccato che questa donna di cui, in fondo, sappiamo solo quello che ci ha trasmesso con costanza ed impegno per anni, sia dimenticata in maniera così totale". Quindi all'opera, attingiamo ai nostri ricordi e pazienza se saremo scontati e ripetitivi, come talora sono le persone d'età....
Il linguaphone. Questo libricino dalla copertina povera, color arancio invecchiato male, venne acquistato per consiglio/ordine della Bruno. Era a quei tempi una innovazione destabilizzante: questo per le nostre testoline, abituate ad essere guidate con pazienza tramite consolidati testi verso l'apprendimento di una lingua. La sua carica eversiva era data dal fatto che molte erano le figure, nulla di italiano vi figurava e tutto tutto era scritto in francese. I capitoletti erano molti, come le stazioni di una Via Crucis. Certo, adesso si può sorridere di queste considerazioni, ma a me il Linguaphone all'inizio era apparso come uno di quei strani dispositivi di cui non sai l'uso e nanche dove si trovi l'accensione. Fu la Bruno a guidarci nel nuovo mondo. Lì, i gatti stavano sotto o sopra i tavolini, il sole era giallo e i vari Messieurs e Mesdames dicevano cose di una banalità sconvolgente. Eppure il Linguaphone servì. C'era tutto il resto, d'accordo, ma fu un momento importante.
I compiti in classe. Non era certo, credo, per cattiveria che Mademoiselle Bruno nel restituirci i compiti corretti usasse la consegna a "scendere" o a "salire". Ad ogni nome, è vero, il cuore rallentava. Si scendeva, scendeva, si oltrepassavano le colonne d'Ercole del 6 meno meno, si aprivano scenari di delusione o di trionfo. Non per cattiveria dicevo, ma per una sua forma mentale di ordine e di classificazione mentale. Per noi forse non era bello ma glielo si poteva anche perdonare. Sorrideva sempre anche quando spiattellava un voto disonorevole, commentandolo in maniera precisa e indiscutibile. Non ricordo sia mai sbagliata nei giudizi.
L'alunno Seinera. Con la materia si sentiva a suo agio, gli piaceva leggere le avventure di Tintin in lingua per esercitarsi e divertirsi al contempo. Poi aveva la passione dei gialli di spionaggio. A quel tempo il suo eroe era Hubert Bonisseur de la Bath alias (come si scriveva allora) OSS117. L'autore Jean Bruce scriveva un francese non troppo difficile con gli stessi schemi ripetuti racconto dopo racconto. Anche queste avventure le leggevo in lingua. Forse M.lle Bruno, saputo di queste mie frequentazioni, mi sopravvalutò permettendomi di vivere, in un certo qual modo, di rendita. Il fatto è che comunque, singolarmente, il francese al Liceo lo appresi!
Gli scambi culturali e Monsieur Charles. La nostra amabile professoressa ad onta di quel suo monacale aspetto (vestiva come una clarissa in libera uscita) era in avanti coi tempi, se pensiamo alla scuola italiana anni 60/70.... Fin dall'inizio favorì i viaggi di studio con soggiorno presso famiglie francesi di molti di noi. Io non partecipai, perchè come ho scritto in un altro post, la mia casa era piccina e un francese proprio non avrei saputo dove collocarlo (sul balcone?). Un altro servizio offerto fu una serie di lezioni tenute da un francese del Sud tal Monsieur Charles che pare amasse intrattenerci sulle corride, praticate nella sua zona di origine Camargue Provenza. Ricordo poco d'altro del personaggio, forse qualcuno dei miei compagni ha una memoria migliore.....
L'implacabile. Se imparavi bene, altrimenti la bocciatura arrivava puntuale. Nessun buonismo. E a suo modo, anche in questo la Bruno era coerente. Gli strumenti per darti la possibilità di apprendere la sua materia te li forniva. Se non stavi alle regole, perdevi. A posteriori questo insegnamento di serietà l'ho rivalutato. Se ci voltiamo indietro e osserviamo le ombre sempre più tenui, nel ricordo, dei nostri innumerevoli insegnanti, non possiamo non notare la luce vivida che circonda ancora, dopo quasi mezzo secolo, questa donna semplice e cortese.
La ricerca di una traccia nello sconfinato universo virtuale, a volte è appassionante. Su Mademoiselle sembra essere però calato un velo impenetrabile di oblio. Nessuna pubblicazione, nessun necrologio, nulla. Scavando a fondo, ho solo rinvenuto un documento del febbraio 1975 in cui il suo nome, assieme a quello della Repetti Bongiovanni (Filosofia), viene proposto come candidato ai rappresentanti di classe degli Istituti superiori. Nel giugno 1984 la troviamo in commissione maturità sempre al Galfer. Saltuariamente compare la partecipazione a necrologi del suo nome, questo fino ad inizio degli anni 90. Dal 2002 ogni traccia scompare. C'è però da dire che il nome e il cognome sono troppo comuni per raggiungere criteri di certezza in questo genere di ricerche.
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